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Fasi del lutto: come elaborare e superare un lutto, la guida

Quali sono le fasi del lutto? Prima o poi tutti nella vita devono fare i conti con l’esperienza della morte. Essa, solitamente, fa la sua prima apparizione con la scomparsa di un parente o amico e innesca nell’individuo un senso di perdita di valori e di tristezza, che con il tempo, può diventare una depressione cronica. La maggior parte degli psicologi si trova d’accordo nell’identificare delle fasi specifiche che interessano la persona investita da un lutto. Ognuna di queste fasi del lutto può ripresentarsi senza logiche specifiche e lo sviluppo dipende dal carattere, dal vissuto e dalla realtà sociale circostante. Vediamo di seguito quali sono e le loro caratteristiche.

Le quattro fasi del lutto, quali sono?

La prima è la conosciutissima, e, forse quella più facilmente intuibile, fase della negazione: non si accetta la morte della persona cara e, quasi automaticamente, si finge che non sia successo nulla o che l’eventi non sia affar proprio. E’ una reazione istintiva che impedisce al soggetto di avere un shock psicologico mentalmente destabilizzante. La morte non viene calcolata, quasi non esistesse, e non si realizza che non si potrà mai più interagire con il defunto.

La seconda è la fase della rabbia e/o del senso di colpa. Con il passare del tempo, l’evento traumatico comincia a diventare realtà quotidiana attraverso un forte sentimento di rabbia per la dipartita del proprio caro: la sensazione più comune è quella di essere stati abbandonati ingiustamente e l’ira viene scagliata o su qualche divinità o nei confronti del defunto stesso. In alcuni casi, si può sviluppare anche un forte senso di colpa per essere sopravvissuti o per non aver potuto trascorrere più tempo insieme.

La terza è la fase del lutto è quella della depressione: è il momento in cui si medita più profondamente sulla morte e sulla sua inevitabilità. Questo punto di passaggio è il difficile perché l’uscita da esso non è immediata e naturale come negli altri casi. Si cade in un circolo di passività in cui l’esistere stesso perde di senso: non si riconoscono più come tali i valori di un tempo, non si hanno più punti di riferimento e, alla luce dell’evento appena accaduto, sembra totalmente inutile costruirsi una vita felice. Tutti i pensieri sono rivolti alla morte ed è come se non esistesse più un futuro imminente. Il superamento di questa fase, perlomeno nella sua accezione passiva, è d’obbligo per riprendere un’esistenza con ritmi normali.

La fase dell’accettazione è la quarta e ultima fase del lutto, viene dopo tutte le altre ed è quella in cui si accetta pacificamente la dipartita del parente, dell’amico o della persona amata come parte del ciclo naturale dell’essere umano e si riprende una stabilità mentale: la maggior parte delle riflessioni non vanno più alla caducità della vita umana, ma si ritorna a vivere intensamente il presente. Anche quando si è arrivati a questo punto, ci possono essere ricadute brevi di ansia, rabbia o depressione, ma generalmente non sono di vasta portata.

Come elaborare un lutto

Quindi, la domanda più importante è: come elaborare un lutto? Come liberarsi dalla depressione e dal carico di ansia che esso porta nelle nostre vite? Ma prima di tutto, perché si dice che un lutto viene elaborato? Dal momento in cui un individuo incontra la morte, è come se la sua storia di vita subisse una frattura. La morte spazza via le credenze fiabesche infantili e mette di fronte all’essere umano la sua mortalità. Non si può fare l’impossibile, non si è onnipotenti e, per la prima volta, ci si rende conto che la propria vita non dipende da se stessi. Questo è un trauma abbastanza doloroso che mette in crisi le credenze accumulate nel corso del tempo, lasciando solo vuoto o paura. Per questo motivo si parla di elaborazione: bisogna ricostruire il proprio sistema di valori e il proprio punto di vista sul mondo per poter proseguire. L’elaborazione del lutto e della vita in corrispondenza alla morte avviene lentamente, con pazienza, sofferenza e in solitudine: il rischio maggiore è quello di essere preda di un vortice depressivo che impedisce l’instaurazione di una nuova pace interiore, in quanto l’anima è troppo impegnata nel vedere ogni cosa sotto una luce negativa.

Come superare un lutto, i consigli degli psicologi

Ecco le cinque azioni, che consigliano gli psicologi, per superare un lutto, potrebbero essere piccoli aiuti per chi in questo momento sta piangendo un suo caro.

  1. Non sforzarsi di star bene. E’ necessario essere gentili con se stessi e capire che un iniziale reazione di avvilimento è più che normale.
  2. Muoversi. Nel vero senso della parola. Andare a correre, camminare, nuotare, fare esercizio e prendersi cura di sé: anche se la propria mente non risponde, curare il proprio corpo, alzarsi dal letto, lavarsi i denti e non trascurarsi.
  3. Lasciarsi andare alle crisi di pianto e di sconforto: essi non sono segni di depressione, ma anzi, dimostrano che il corpo sta reagendo e liberando dei sentimenti negativi.
  4. Circondarsi di persone. I momenti di solitudine sono ottimi per meditare, ma è altrettanto importante farsi un programma di amici e parenti con cui uscire e semplicemente parlare. A volte la condivisione delle esperienze è la migliore medicina.
  5. Viziarsi. Farsi almeno quattro regalini alla settimana. Quattro cose che potrebbero anche parzialmente sollevare l’anima.

Conclusioni sull’elaborazione del lutto

Ovviamente, ognuno trova la propria strada per superare le fasi del lutto e elaborarlo, e il proprio personale percorso per dare un senso alla vita dopo l’incontro con la morte: per alcuni è un libro, per altri una credenza, per altri ancora la religione. L’importante è rendersi conto, o autonomamente o tramite l’ausilio di parenti e intimi, quando la fase depressiva dura da troppo tempo e prendere provvedimenti immediati, che vanno dal cercare conforto e sostegno dalle esperienze delle persone vicine al consulto psicologico di un professinista

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