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Guida alla dipendenza da internet

Dipendenza da internet: quanto è grave e quante persone nel mondo ne soffrono?

dipendenza da internetSecondo uno studio britannico il 66% della popolazione soffre di dipendenza da internet e dal web. Oggi abbiamo anche la nomofobia (da “no mobile phone”) la paura di rimanere col cellulare muto e senza campo, perché ti trovi in un luogo in cui il segnale va e viene (o non c’è affatto) o perché hai inaspettatamente esaurito il credito. Una fobia che fa pendant con un’altra ossessione dei nostri tempi: la Net addiction, la dipendenza dalla rete, che si manifesta in vari modi. Si può essere dipendenti dai social network, dai videogame, dai giochi d’azzardo online, dai siti di shopping e di viaggi, o dalla continua caccia alle ultime news del giorno. Provare un filo d’ansia quando non si è connessi è normale. Ma se senti un senso di vuoto, di smarrimento o addirittura di panico, qualcosa non va. Vuol dire che senza Internet o smartphone non sai stare. Devi perciò cercare di ridurre questa dipendenza da connessione.

Come guarire dalla dipendenza da internet?

Ecco che cosa puoi fare per sganciarti un po’ dalla tecnologia. Un black out della linea, il segnale ballerino, il credito esaurito. Sono tanti i motivi che possono impedirti di essere raggiungibile o di telefonare a qualcuno. Prova a concentrarti su ciò che provi. Il vuoto, la sensazione di essere perso, solo e abbandonato si mescolano a paure irrazionali: “E se mi succede qualcosa e io non posso chiamare nessuno?”, “E se i miei mi hanno bisogno di me e non riescono a comunicare”? “E se quel tipo che mi piace si facesse vivo proprio ora?”Sono tutte scuse dettate dalla dipendenza da internet e non dal reale bisogno. Come se tutto quello che non è accaduto fino a quel momento dovesse succedere in quelle due-tre ore di mancanza di rete. La soluzione? Se ti rechi in un posto dove probabilmente non ci sarà segnale, non trovarti impreparato, ma informa prima le persone care che non sarai reperibile. Potrai dare un numero fisso dove lasciare un messaggio (l’hotel o il centro in cui ti trovi) in caso di urgenze. E questa è un’ “ancora” che ti tranquillizzerà. E non continuare a toccare il cellulare e a guardare se è tornata la linea. Il cellulare non è la lampada di Aladino e non ricomincia a funzionare se lo accarezzi. Mettilo via (riposto in un cassetto o nella tasca dello zaino, così da non poterlo né vedere né maneggiare) e non tirarlo fuori per 6-8 o più ore. Non ci riesci? Immagina di essere in aereo, su un volo intercontinentale che ti porterà in Australia o in Giappone. Per un giorno intero il tuo smartphone è spento, inutilizzabile. Chi viaggia molto ha imparato che può sopravvivere anche senza continue chiamate e sms. A poco a poco, puoi impararlo anche tu. Oppure navighi in continuazione, a caccia di notizie in tempo reale, di aziende da “scannerizzare” o di siti dove comparare viaggi, servizi o articoli a minor prezzo. La frustrazione di non poter usare Internet o il suo uso smodato, quasi maniacale, sono le due facce della stessa medaglia. Perché oggi molti dati sono delegati alla memoria del mezzo tecnologico, non più a quella personale.

Vivere lontano da internet non ha mai ucciso nessuno

Tanto in Internet si trova tutto, subito e sempre: le pagine gialle… Chi le usa più? Chi non è connesso è up to date, uno che non è in linea e perciò non esiste, scompare in un buco nero. Impara a gestire, non a subire, il black out di informazioni, pensando innanzitutto che è il mezzo, non sei tu, ad andare in tilt. Anche se lo vivi come un’estensione di te stesso, tu non c’entri nulla, “funzioni” come prima e puoi attingere alla tue energie creative per compensare il temporaneo vuoto della rete. Se cerchi un’informazione urgente (ma lo è veramente o puoi aspettare?) attivati su altri fronti: giornali, guide telefoniche, biblioteca, ufficio informazioni, uno squillo all’amica… Se invece il dato mancante può attendere, fai buon viso a cattivo gioco. Prendi il black out per il verso giusto e approfittane per affrancarti dal mondo virtuale per (ri)tuffarti in quello reale. Spegni tutto, esci di casa o dallo studio e vai in palestra, a correre, a guardare le vetrine o a prendere un aperitivo. Per ritrovarti a parlare del tempo e delle vacanze col barman di turno. Prendi nota di quello che ti sei perso nelle due ore trascorse su Facebook. Un bel film in tv? La cena in famiglia? La possibilità di finire un romanzo? Quindi, assegna un punteggio (1: molto importante; 2: importante; 3: poco importante) a tutte le attività che hai trascurato. Potresti aver dedicato poco tempo alle amicizie reali o aver rinunciato a uscite piacevoli per i social. Metti in atto “la pratica dell’opposto”. Se al mattino il tuo primo gesto è vedere chi e cosa è stato postato su FB, fai subito una doccia. Se sei abituata a connetterti a letto, concediti dieci minuti. Poi spegni computer, smartphone e iPad e fai altro prima di dormire. L’ideale sarebbe darti delle regole: connettiti mezz’ora al giorno, alla stessa ora. E osserva che effetto ti fa questa autolimitazione. E se proprio non riesci a usare FB secondo i tempi prestabiliti, passa alla “terapia d’urto”. Disattiva le notifiche che ti piovono dappertutto e ti spingono a consultare in continuazione il tuo social. Il sistema c’è ed è semplice. Così imparerai a non farti inondare dalla marea di post (foto, video, fumetti, messaggi) che ti arriva senza sosta. Soprattutto, staccando le notifiche, imparerai ad andare su FB quando vuoi tu. Perché hai veramente qualcosa da dire. Da protagonista, non da ricevente.

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